aprile 2, 2020

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Non ti arrendere, per favore non cedere

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– Poesie –

 

Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole si nasconda
E taccia il vento
Ancora c’e’ fuoco nella tua anima
Ancora c’e’ vita nei tuoi sogni.
Aprire le porte
Togliere i catenacci
Abbandonare le muraglie
Che ti protessero
Vivere la vita e accettare la sfida
Recuperare il sorriso
Provare un canto
Abbassare la guardia e stendere le mani
aprire le ali
e tentare di nuovo
Celebrare la vita e riprendere i cieli.
M. Benedetti, Non ti arrendere
Nota di Marilena Lucente: Non ti arrendere, per favore non cedere, l’ultima strofa di questa lunga poesia incomincia così. trovatela e leggetela tutta, c’è un verso giusto per ciascuno.
La foto si intitola “Alone” – Love at the time of the Corona virus ed è di Giuseppe Gradella Photography)

coronavirus

febbraio 12, 2020

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Bulli non si nasce, lo si diventa

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– Canzoni –

 

billy-blu-marco-sentieri-sanremo-2020-696x392Marco Sentieri, all’anagrafe Pasquale Mennillo, è un cantautore casertano che sul palco dell’Ariston, ha presentato la canzone Billy Blu che racconta una delle tante storie di bullismo.

E’ stato Billy, già
proprio Billy
non è incredibile?
E’ stato Billy Blu
Billy Blu, Billy Blu
dico sul serio

Magro come un chiodo
occhiali spessi un dito
sopra occhiaie da malato
di un bluastro scolorito
fragile dimesso timido educato
era il più bravo della classe
perciò l’hai sempre odiato
con lui facevi il bullo
perchè tu nato nell’oro
gli scaricavi addosso
l’invidia del somaro
E lo chiamavi Billy Blu
pupazzetto animale
e gli sputavi tra i quaderni
lo spingevi per le scale
lui cadeva e tu ridevi
come ride un deficiente
si rialzava e sorrideva
ma non diceva niente
perchè lui era più forte
dei tuoi muscoli di cera
e tutta la sua forza l’hai scoperta l’altra sera
sì perchè
E’ stato Billy Blu
Billy Blu, Billy Blu
Billy Blu, ma
Ma la vita è un giustiziere
tutti i bulli adolescenti
poi diventano quegli uomini
dai mille fallimenti
e tu fallito e solo
appena uscito da galera
volevi liberarti da te stesso l’altra sera
e hai bevuto e hai camminato fino all’alba
lungo il fiume senza ne meta ne pace
poi sei salito su quel ponte
un bel segno della croce
ma dietro le tue spalle hai sentito la sua voce
“hey, ti ricordi di me”
così ti sei voltato
la luce della luna illuminava uno magro
ma l’hai riconosciuto solo quando ti ha sorriso
e ti ha detto “ti aiuto”
Ed era Billy Blu, Billy Blu, Billy Blu
“e dai abbracciami”

E così è stato Billy a salvarti la pelle
quel ragazzo magro magro
che ti stava sulle palle
no ma quale odio
non ho nessun rancore
eri tu quello più debole
tu dentro stavi male
perciò venivi a scuola e scaricavi sul mio banco
veleno e prepotenza da mostrare a tutto il branco
ma adesso l’hai capito
lo vedo dal tuo viso
la forza del più forte
è rinchiusa in un sorriso
“ti ricordi di me”
io sono solo uno
dei tanti Billy Blu
quelle vittime di un bullo
che ogni giorno li tormenta
ma bulli non si nasce, no
lo si diventa
quando hai una famiglia distratta e disattenta
E allora come hai pianto,
hai pianto e hai chiesto scusa
poi siete andati al mare
due birre e una gazosa
e finalmente hai vomitato
i fantasmi dell’infanzia
tuo padre che non c’era
tua madre piena d’ansia
che ti dava sempre ragione
anche quando avevi torto
tutti i tuoi casini
sono il frutto di quell’orto
non hanno mai capito che per non farti del male
servivano carezze si, ma all’occasione
due schiaffi d’amore

febbraio 12, 2020

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Febbraio

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– Poesie –

 

febbraio-textFEBBRAIO
Ogni anno, mentre scopro che Febbraio
è sensitivo e, per pudore, torbido,
con minuto fiorire, gialla irrompe
la mimosa.
S’inquadra alla finestra
di quella mia dimora d’una volta,
di questa dove passo gli anni vecchi.
Mentre arrivo vicino al gran silenzio,
segno sarà che niuna cosa muore
se ne ritorna sempre l’apparenza?
O saprò finalmente che la morte
regno non ha che sopra l’apparenza.
Giuseppe Ungaretti

febbraio 12, 2020

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Dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle

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– Poesie –

 

wp-1489398304088Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle

Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo

Mi riconosco
immagine
passeggera

Presa in un giro
Immortale.

Giuseppe Ungaretti – Sereno
Bosco di Courton, Luglio 1918

gennaio 18, 2020

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Il mio numero è 1348

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– Poesie –

 

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Otto

Il mio numero è 1348,
fa rima con la mia età, 8.
vorrei trovare solo una via di sotto
per scappare con il mio orsacchiotto.

Qui ci sono tanti corpi,
Profanati,
Mutilati,
Insanguinati,
sono i corpi degli uomini fucilati o bombardati.
Impauriti,
Piangenti,
Malati,
Sono gli occhi di noi bimbi abbandonati.

Quel boato che rompe il silenzio tanto amato ,
quello che mi lascia solo amaro.
Quel silenzio dopo il boato,
tanto amato,
perché sembra che il mondo un po’ di speranza mi abbia dato.

Artigiani, contadini, arrotini
trattati tutti come burattini.
Per non parlare di noi bambini
che diventiamo tutti dei piccoli soldatini.
Le donne invece piangono le loro doglie,
il ritorno della famiglia sono le uniche voglie.

Boati assordanti
ed i morti sono tanti.
Quanti pianti
che all’unisono sembrano tristi canti.

Il mio numero è 1348,
fa rima con la mia età, 8.
finalmente sono in mondo silenzioso,
arrivare qui è stato abbastanza afoso,
ma finalmente non sentirò più nessun boato fastidioso.
Qui il tempo è fermo ai miei 8,
almeno però non lotto.

23172616_1932891833698950_2954191891216124795_nNikla Cantone  V E Informatica “F. Giordani” Caserta – gennaio 2020

Abbiamo già pubblicato su “GiordaniLibri” una  poesia di Nikla quando frequentava la classe prima:
IL COLORE DELLA VIOLENZA il colore

dicembre 28, 2019

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Le persone devono cadere, radicare e crescere per poter fiorire

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– Poesie –

 

Questa e’ la ricetta della vita
Disse mia madre
Tenendomi tra le braccia
Mentre piangevo
Pensa a quei fiori che pianti
In giardino ogni anno
T’insegneranno
Che anche le persone
Devono
Cadere
Radicare
Crescere
Per poter fiorire
Rupi kaur
Nota di Marilena Lucente: Giorni di tradizioni, variazioni, invenzioni. In ogni ricetta c’e’ dentro un segreto e un insegnamento.
Qui, in questa poesia, l’ingrediente principale e’ l’abbraccio.
A seguire sono ammesse varianti da donna a donna. La Natura pero’ resta una grande Maestra.
In foto, una suggestiva creazione artistica di Adelaide Sorrenti.

nat

novembre 10, 2019

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Uno spazio di tempo lungo qualche minuto

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– Poesie –

 

david-friedrich

Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.
Salii piano un pendio
nella daltonica notte
mentre pietre bianche
segnalavano alla luna.
Uno spazio di tempo
lungo qualche minuto
largo cinquantotto anni.
E dietro di me
oltre le plumbee acque luccicanti
c’era l’altra costa
e i dominatori.
Uomini con futuro
invece di volti.

©Tomas Tranströmer – Pagina di libro notturno
(Traduzione di Maria Cristina Lombardi)

Tomas Tranströmer (Stoccolma, 1931), Premio Nobel per la Letteratura 2011.
Un’oscurità in cui ogni confine si dissolve, in una sinestesia a rovescio che priva del colore gli elementi naturali, che scioglie persino la convenzione universale del tempo. Un arcano universo dove il poeta cerca tracce di luce che almeno per un istante brillino in tutto quel pessimismo cosmico.

ottobre 14, 2019

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Da noi non si pronuncia l’ultima vocale

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– Poesie –

 

“Da noi” – Erri De Lucanapoli

Da noi non si pronuncia l’ultima vocale,
le parole restano sospese.
L’inverno è viern’, il resto è la stagione.
Prima e dopo sono primm’ e dopp’,
hanno più carne e ossa del presente, che è solamente:

mo’.

L’ammor’ nuosto è più tosto di amore,
più svergognata ‘a famm’ della fame,
i soldi sono ‘e sord, il soldato ‘o surdat’,
più sordo che assoldato.
Da noi il “c’è” non c’è, pero ci sta.
Nessuno ha, però ci sta chi tiene.
Da noi non piove: chiove. La pioggia non infradicia
ma ‘nfraceta, marcisce.
Il sangue è ‘o sang’ e vale meno di un bicchiere
d’acqua.
Da noi se ne devi andartene, fai che sei già partito,
pure prima di adesso, primm’ ‘e mo’.
Teniamo il verbo più veloce del mondo, andare: i’.
Se te ne devi andare, t’ n’ ia i’.

 

ottobre 4, 2019

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Ogni rinuncia un gioiello tolto

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– Poesie –

 

Cara donna, a volte ti capiterà di essere troppo donna, troppo intelligente, troppo bella, troppo forte, sempre troppo qualcosa.
Questo fa sentire un uomo meno uomo e tu comincerai ad avvertire il bisogno di essere meno donna.
L’errore più grande che puoi fare è togliere i gioielli dalla tua corona perché un uomo la possa reggere con più facilità.
Quando ciò accade, bisogna che tu capisca che quello che ti serve non è una corona più piccola, ma un uomo dalle mani più grandi.
Michael Reid

Nota di Marilena Lucente: Sarò sincera: non conosco l’autore. e mai ho amato il termine principessa o regina usato come vezzeggiativo amoroso. Non c’è bisogno di suggestioni monarchiche per essere amate o semplicemente considerate.
Ma qui, in questo testo, l’immagine della corona è decisamente diretta ed evocativa. sono tante le donne che smettono di brillare per qualcuno. Ogni rinuncia un gioiello tolto.
Ascoltata l’altra mattina alla radio, mi è rimasta dentro.

gioiello

ottobre 4, 2019

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Lo sguardo che va oltre

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– Poesie –

 

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amoreet sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
Francesco d’Assisi, Cantico delle creature

Nota di Marilena Lucente: La prima poesia scritta in italiano. 1226, ancora di prepotente attualità. Un cantico. Una lode alla Natura, alla sua bellezza, alla complessità dell’uomo, a Dio, scritta da un uomo che con Dio dialogava.
La vulgata vuole sia stata scritta all’indomani di una notte terribile per il frate, provato dalla malattia e dalla febbre violenta. Per contrasto, la lode assume un valore ancora più forte.
Non si tratta di una composizione spontanea. C’è studio, c’è consapevolezza della lingua. Ci sono rimandi profondi ad altri testi religiosi. Il numero dei versi, 33 è un riferimento agli anni di Cristo, la prima parola – Altissimo – e l’ultima – Humilitate – tengono insieme gli estremi del mondo e dell’umanità. Maschile e femminile si alternano nelle lodi, e vanno dall’alto al basso, sino a fermarsi sulla parola morte. E poi il dialogo sull’uomo, sull’uomo con la malattia, con il dolore.
Un cantico bellissimo. una spinta a parlare sempre nella bellezza, nella benevolenza, nella apertura del cuore, ognuno ci mette la definizione che vuole. Un insegnamento alla lode. allo sguardo che va oltre.

francesco