dicembre 27, 2020

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La ricetta della vita

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– Poesie –

 

Questa è la ricetta della vita
disse mia madre
tenendomi fra le braccia mentre piangevo
pensa a quei fiori che pianti
in giardino ogni anno
t’insegneranno
che anche le persone
devono appassire
cadere
radicare
crescere
per poter fiorire

Rupi Kaur, The Sun and Her Flowers

Nota di Marilena Lucente: Giorni di tradizioni, variazioni, invenzioni. In ogni ricetta c’è dentro un segreto e un insegnamento.
Qui, in questa poesia, l’ingrediente principale è l’abbraccio.
A seguire sono ammesse varianti da donna a donna. La Natura però resta una grande Maestra.

In foto, una suggestiva creazione artistica di Adelaide Sorrenti
bambola

ottobre 15, 2020

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Cu ’o penziero me sperdo int’ ’o sprufunno

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– Poesie –

 

L’aggio tenuto sempe dint’ ’o core
stu pizzo ’e muntagnella sulitaria
e st’arravuoglio ’e frasche ch’è nu muro
ca m’annasconne addó fernesce ’o mare.
Ma si m’assetto e guardo i’ me figuro
’na luntananza ca nun tene fine,
’nu silenzio ca mai nisciuno ha ’ntiso,
’na pace ’e Dio ca manco mparaviso.
Troppo pe’ n’ommo, quase fa paura.
E quanno ventulea mmiez’ a ’sti fronne
chillu silenzio ca me dà ’o scapizzo
cu ’sta voce d’ ’o viento se cunfronna
e me veneno a mente ’e ccose eterne
’nzieme cu chelle ca se so’ perdute
e penzo ’e tiempe ’e mo e ne sento ll’eco.
Cu ’o penziero me sperdo int’ ’o sprufunno
e doce doce me ne vaco ’nfunno…
Paolo Martino traduce in napoletano L’Infinito di Leopardi
Nota di Mrilena Lucente: io nel pensier mi fingo, scrive Leopardi.
Nell’Ottocento il verbo “fingere” indica immaginare, “rappresentarsi con la fantasia”.
Un limite, questo è quello che serve all’immaginazione per incominciare un viaggio, il viaggio.
L’immaginazione, scrive Leopardi, è la prima fonte della felicità umana.
L’immaginazione, la capacità di “fare” immagini, partire dalla realtà e andare lontano, prendere del filo colorato e ricucire quello che è strappato, non accontentarsi del primo sguardo, oltre, oltre, oltre.
Sfogliarsi gli orizzonti dentro.
Questa è l’immaginazione, questo il pensiero. qui tradotto con tre espressioni diverse:
i’ me figuro,
me veneno a mente ’,
Cu ’o penziero me sperdo
L’infinito, in napoletano, è l’atto di sperdersi, il tempo che sprofonda nel pensiero.
leopardi

ottobre 14, 2020

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Son fatta di sogni infranti

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– Poesie –

 

Son fatta di
sogni infranti
dettagli inosservati
amori irrisolti
Son fatta di
pianti senza ragione
persone nel cuore
atti impulsivi
Sento la mancanza di
luoghi che non ho conosciuto
esperienze che non ho vissuto
momenti che ho già dimenticato
Sono
amore e affetto costante,
distratta quanto basta
non mi fermo un istante
Già
ho avuto notti insonni
ho perso persone molto care
ho fatto cose non promesse
Molte volte
ho desistito senza tentare
ho pensato a volte di fuggire, per non affrontare
ho sorriso per trattenere il pianto
Sono dispiaciuta
per le cose non cambiate
le amicizie non coltivate
chi ho giudicato
ciò che ho detto
Ho nostalgia
delle persone che ho conosciuto
dei ricordi che ho dimenticato
ed altri che temo di dimenticare,
degli amici che ho perso
Ma continuo a vivere
e imparare.
(Martha Medeiros)

L’acqua del mare non può affondare una nave, a meno che non vi entri dentro. Allo stesso modo, la negatività del mondo non può distruggerti… a meno che non tu permetta ad essa di entrare dentro di te.
Martha Medeiros
mongolfiere

ottobre 7, 2020

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In questa notte d’autunno

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– Poesie –

 

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini

N. Hikmet, 1948

Nota di Marilena Lucente: Hikmet è la passione, l’amore per la vita, per la luce, per la necessità di camminare sino a trovarsi. un amore vissuto attraverso la scrittura dall’esilio e dal carcere.

hik

settembre 30, 2020

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Domani

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– Poesie –

 

Domani. La parola
libera, vacante, senza peso,
si muoveva nell’aria,
così senz’anima e corpo,
senza colore nè bacio,
che l’ho lasciata passare
al mio fianco, nel mio oggi.
Ma all’improvviso tu
hai detto: “io, domani…”.
E tutto si è animato
di carne e di bandiere.
Pedro Salinas, La voce a te dovuta

luglio 13, 2020

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Il mare negli occhi

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– Poesie –

 

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balía del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Constantino Kavafis
Nota di Marilena Lucente: Il poeta greco Costantino Kafavis è nato e morto con il mare negli occhi, il mare di Alessandria d’Egitto. La sua poesia ha attraversato il Novecento, con la semplicità dello stile, la varietà dei contenuti. Verso dopo verso, legge la vita come se fosse un viaggio.
Sua è una delle più belle poesie dedicate alle isole, anzi, all’Isola: Itaca.
Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
In ogni suo testo c’è una spinta a pensare: alla vita che ci viene data, la vita come la trasformiamo, come la rendiamo nostra, intima, somigliante a noi, oppure, l’ultimo verso, il più drammatico, ne facciamo “una stucchevole estranea” .
Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
Capire cos’è Itaca, conoscere le ragioni dell’andare, arrendersi a ciò che ci spinge al viaggio – “quando viene la notte a tentarlo/ con le promesse e con le sue lusinghe” – è il modo di dare vita alla vita.
è come svegliarsi sul mare, scrive Kavafis in un’altra poesia.
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luglio 13, 2020

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E’ quel che è

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– Poesie –

 

E’ assurdo
dice la ragione
E’ quel che è
dice l’amore
E’ infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
E’ vano
dice il giudizio
E’ quel che è
dice l’amore
E’ ridicolo
dice l’orgoglio
E’ avventato
dice la prudenza
E’ impossibile
dice l’esperienza
E’ quel che è
dice l’amore.
E. Fried, E’ quel che è
Nota di Marilena Lucente: Una mia amica ha questo libro su un leggio sempre aperto nella sua cucina. Da anni. Dice di averne bisogno. Non so se lo legge ogni giorno oppure le basta sapere che è lì. Forse ha qualche verso in cui rifugiarsi o si riflette nella copertina.
Anche a me piace la poesia di Fried, la semplicità dei suoi versi e la potenza dei temi affrontati.
L’amore, in questo testo, prende la parola, accoglie esitazioni, rifiuti, dubbi. Non promette niente, perché sa – altre poesie tra le pagine lo raccontano – di non poter prevenire l’infelicità, ma conosce anche quello che accade in sua assenza:
La vita sarebbe forse più semplice
se io non ti avessi mai incontrata,
soltanto non sarebbe la mia vita.
Pagina dopo pagina, scrive Fried, non c’è niente, se c’è la forza di un sentimento, immeritevole di essere vissuto.
quel

maggio 3, 2020

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Maggio si’ tu!

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– Canzoni –

 

Maggio si’ tu!
ca st’aria doce vaje prufumanno…
Quanta canzone faje cantá a doje voce!
Quanta suspire io manno!
Mme faje murmuliá
tutt”e ccanzone amate
pecché tu viene e dice:
“‘E ‘nnammurate
hann”a cantá!”
Hann”a cantá…
ca pure Ammore
passa e nun more!
E chi ha vuluto bene,
se sente, dint”e vvéne,
cchiù ardente ‘a giuventù:
Maggio, si’ tu!
Maggio si’ tu!
ca mme truvaste cu ‘o core ‘e gelo;
ma quanta rose attuorno mme purtaste,
e quanta stelle ‘ncielo!
Turnaje a suspirá
pe’ chi fuje tanta ‘ngrata…
“Ah – lle dicette – t’aggio
sempe amata
e pure mo…”
E pure mo,
tutt’è turnato
comm’è passato…
Sento ch”a voglio bene:
tu ffuoco, dint”e vvéne,
è fuoco ‘e giuventù:
Maggio, si’ tu!
Maggio, e pe’ te
mme stó’ facenno cchiù mateniero:
rose e viole a ll’alba stó’ cuglienno
comm’a nu ciardeniere…
Tu mme faje suspirá
‘mmiez’ê ciardine ‘nfiore:
“Si tuttecosa torna,
pure Ammore
ha da turná!…”
Ha da turná!
Ll’aggiu chiammato,
ll’aggio aspettato…
E mo, ch”a voglio bene,
mme sento, dint”e vvéne,
cchiù ardente ‘a giuventù:
Maggio si’ tu!
E.A. Mario, Maggio si’ tu!

Nota di Marilena Lucente:
Maggio sei tu. è vero, è così. ci sono persone che sono maggio, come ce ne sono altre che potrebbero essere benissimo venerdì, altre che hanno la faccia tirata di novembre e quelle che hanno negli occhi il vento di marzo.
Che storia pure questa di e.a.Mario(pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta). un personaggio da cui è passata la storia di napoli e persino dell’Italia. Nessuno che non conosca la sua Tammurriata nera, e la storia della nascita della canzone – altrimenti un giorno ve la racconto – mentre pochi sanno del suo fervente patriottismo. Sua è infatti “La canzone del Piave” che i soldati cantavano in guerra. Del 1913 è questa Maggio si’ tu!.
Ma E.A.Mario entra ed esce in questa primavera anche per un altra ragione. De Gasperi, Alcide De Gasperi, lo chiama a Roma, gli chiede di scrivere l’inno per la Democrazia Cristiana, e gli suggerisce che avrebbe poi appoggiato il suo testo per la scelta dell’inno definitivo.
Scrivo solo su ispirazione, non su commissione.
Deve essere stata più o meno questa la risposta di E.A, Mario.
E così fu scelto l’Inno di Mameli, il giovane patriota morto a 22 anni dopo essere stato colpito dai francesi negli ultimi giorni della Repubblica Romana. 1849. Un’altra storia, un’altra nazione che allora chiamavano patria. in ogni caso, un altro uguale disperato amore per l’Italia.
E chi ha vuluto bene,/se sente, dint”e vvéne,/ cchiù ardente ‘a giuventù: Maggio chi è?

italia

maggio 3, 2020

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BONGIORNO, RO!…

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– Poesie –

 

BONGIORNO, RO!…

Rosa, si chiove ancora
nun t’ammalincunì,
ca d’ ‘o bontiempo ll’ora
sta prossema a venì.
Nun vide? ‘E luce ‘e sole
lucene ‘e st’acqua ‘e file;
è ‘a morte d’ ‘e vviole,
so’ ‘e lacreme d’abbrile.
Ma mo cchiù ffresca e ffina
ll’aria se torna a fa’…
Meh!… A st’aria d’ ‘a matina,
Rosa, te puo’ affaccià.
Aràpe ‘e llastre: aràpe
sta vocca piccirella
addò sulo ce cape
nu vaso o na resella,
canta: chist’ è ‘o mumento;
tu cante e io, chiano chiano,
mme faccio ‘a barba e sento,
cu nu rasulo mmano.
E penzo: “’A i’ ccà; s’affaccia…
Mm’ ha visto… Mme saluta…”.
E c’ ‘o sapone nfaccia
dico: – Bongiorno, Ro’!….
Salvatore Di Giacomo

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aprile 4, 2020

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Adesso lo sappiamo quanto è triste stare lontani un metro

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– Poesie –

 

Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
… omissis
Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa
… omissis
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.

Mariangela Gualtieri, Nove Marzo Duemilaventi

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