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I sorrisi fragili

febbraio 10, 2024

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– Poesie –

 

Malinconia di fanciulla

Era tenero e fine il suo sorriso
come brillio d’antico avorio, come
nostalgia, come neve che a natale
sull’oscuro villaggio discende,
come turchese in mezzo a fitte perle,
come raggio di luna
su un caro libro

Rainer Maria Rilke

Nota di Marilena Lucente: Quanto possono essere fragili i sorrisi

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Il nostro corpo al cuore ha affidato il compito di raccontarci le emozioni

aprile 27, 2023

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– Poesie –

 

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perí l’inganno estremo,
ch’eterno io mi credei. Perí. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanitá del tutto.

G. Leopardi, A se stesso

Nota di Marilena Lucente:
Una delle ultime poesie di Leopardi. Ciclo di Aspasia. Il poeta si rivolge al suo cuore, e gli chiede, anzi, prima di tutto gli promette che non lo farà più fatto soffrire. Glielo giura. Dopo tanto palpitare: or poserai per sempre.
La foto invece è solo uno una piccola parte della mia collezione di cuori, tutti regali che si sono stratificati nel tempo e per me preziosi. Chi mi conosce sa quanto mi piacciono i cuori.
Dunque mi chiedo: come è stato possibile ridurci così?
Affidare ai cuoricini – grandi o piccoli  tutto il nostro sentire.
“clicca due volte per mettere mi piace” Mi piace poi sarebbe il cuore. Di nuovo.
Il nostro corpo al cuore ha affidato il compito di raccontarci le emozioni.
Può una emoticon far riconoscere il cuore che batte per una persona, la tachicardia figlia della paura, il ritmo dopo una corsa, la pace di certi momenti?
Il peggio è che noi pretendiamo di dire tutto con quella emoticon.
Certo adesso possiamo anche fare una scelta cromatica – comunque è uno sforzo! – di utilizzarla come assenso, di affermare la nostra presenza, di dire il bene, di dire l’amore.
Con un cuore che se va bene, su wa, è grande un centimetro e mezzo. normalmente si attesta sui 4 millimetri.
Forse è questa la verità: quattro millimetri valiamo quando riceviamo quel cuore. Quattro millimetri, otto, dodici, dipende da quanti ne riceviamo in fila, occupiamo nei pensieri di chi ci ha mandato quel cuore.
Ci basta? Ci fa stare bene? I cuori ci piacciono di più delle parole?
Sono più diretti, meno forieri di equivoci.
Chissà.
Questa quasi totale consegna affettiva a una macchiolina rossa a me dà la sensazione di una resa, di una superficialità delle relazioni, che il nostro Cuore, quello vero, non merita.
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Quando mi splende il cuore

febbraio 2, 2023

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Sei la finestra a volte verso cui indirizzo parole di notte, quando mi splende il cuore.
A. Merini
Nota di Marilena Lucente:
Quelle dei poeti, le nostre, quelle trasparenti che ci spingono a guardare, quelle ancora da pulire. Sono fogli, le finestre; una diviene il riflesso dell’altra.
Poi ci sono le porte finestre, altre storie da raccontare e abitare.
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Come fare di tante partenze un ritorno

gennaio 21, 2023

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– Poesie –

Come, di tanto oblio, fare una rosa,
Di tante partenze come fare un ritorno,
Mille uccelli in fuga non fanno un uccello che si posa
E tanta oscurità simula male il giorno.

Jules Supervielle

Nota di Marilena Lucente:
Come fare di tante partenze un ritorno.
È una domanda fortissima, importante.
In una poesia dolcissima che invita a guardare quello che abbiamo sempre davanti ai nostri occhi.

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Voglio essere l’apprendista dell’autunno

ottobre 11, 2022

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– Poesie –

 

Ho sempre voluto
essere l’apprendista
dell’autunno
essere il piccolo parente
del laborioso
meccanico delle cime,
galoppare per la terra
distribuendo
oro,
oro inutile.
Ma, domani,
autunno,
ti aiuterò a ripartire
foglie d’oro
ai poveri della strada.
Autunno, buon cavaliere,
galoppiamo,
prima che ci sorprenda
il nero inverno.
E’ duro
il nostro lungo lavoro.
Andiamo
a preparare la terra
e a insegnarle
a essere madre,
a riparare le sementi
che nel suo ventre
dormiranno protette
da due cavalieri rossi
che girano per il mondo:
l’apprendista dell’autunno
e l’autunno.
Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.

P. Neruda, Ode all’autunno

Nota di Marilena Lucente:

Come abbiamo fatto a vivere senza l’autunno? Più o meno questa poesia incomincia così. L’autunno è meraviglioso per l’oro che regala all’improvviso, foglie e frutti, per il vento di cambiamento, dell’umidità delle radici, per “l’energia che si raggomitola”. Voglio essere l’apprendista dell’autunno, confessa Neruda, che con questa stagione parla e racconta di sé.
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Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa

agosto 26, 2022

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– Poesie –

 

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito
parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska, Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte
Nota di Marilena Lucente:
L’ho tagliata un po’, questa poesia che è anche un atto di ribellione, ribellione gentile e leggera, necessaria a rivendicare il diritto a essere vicini a sé stessi, sbagliando, rifiutando le imposizioni di chi ci giudica giusti o sbagliati a seconda delle cose che facciamo e pensiamo. Scusa è una parola meravigliosa e fondamentale, come la sua gemella eterozigota “grazie”.
Ma solo se usata con sincerità. Invece sembra che dobbiamo scusarci se siamo felici, dobbiamo giustificarci sempre – ed è proprio vero il contrario: “so che finché vivo niente mi giustifica”.
Non una lode all’egoismo o all’indifferenza, ma un invito alla consapevolezza che alle domande della nostra vita complicata e contraddittoria non si può rispondere con l’assolutismo delle risposte, spesso preconfezionate.

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La loro strada dei sogni

luglio 26, 2022

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– Poesie –

 

Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
W. B. Yeats
Nota di Marilena Lucente:
La proprietaria del bar dove ho preso il caffè si chiama come me. Sento il suo/mio nome rincorrersi da una parte all’altra del locale e seguo incuriosita le traiettorie delle voci. Ci sono due ucraine che lavorano qui e quando mi portano il caffè, con questo centrino di carta e il vassoietto argentato, immagino siano state loro a suggerire questo modo di servire ai tavoli. Non lo so. Non è una cosa che qui si usa, mentre mi è capitato spesso di vederla nei paesi dell’est.
Questa parte dell’Italia dovrebbe essere la loro strada dei sogni , o almeno un tratto della loro strada dei sogni. E noi con le infradito, gli zoccoli e tutte quelle assurde scarpe del mare, ci camminiamo sopra.
Cammina leggera, recita la poesia.
Perché cammini sui miei sogni.
Stacci attenta, ti prego, perché i sogni sono una cosa bella e fragile, indispensabile e delicata. E se vanno in frantumi i sogni è probabile che mi sbriciolo io. Tutta.
Magari uno percorre chilometri e chilometri prima di fare un sogno, e poi.

CAMMINI SUI MIEI SOGNI

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
Dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
Stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.

WILLIAM BUTLER YEATS

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Lo scambio è sempre nella reciprocità

giugno 24, 2022

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– Poesie –

 

Per il mio cuore basta il tuo petto,
Per la tua libertà bastano le mie ali
P. Neruda

Nota di Marilena Lucente:
Molto bella la struttura a chiasmo di questa poesia.
Il chiasmo, in retorica, è una specie di incrocio che rende ancora più forte il legame tra le parole:
Il mio cuore
Il tuo petto
La tua libertà
Le mie ali.
Lo scambio è sempre nella reciprocità e nella continuità: io – tu, tu -io. Il dono è concreto – il cuore, il petto, le ali – ma anche astratto – la libertà – con effetto reale: di nuovo la circolarità.

“Capisco che la mia tristezza non fermerà il verde”, scrive la poetessa. E questo luogo è una stanza che sa accogliere tutti i sentimenti del mondo.

giardino inglese
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Bentornato a questo sole nelle camere di tutto il mondo

aprile 26, 2022

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– Poesie –

 

Bentornato a questo sole
Nelle camere di tutto il mondo
Quando allaga letti e cuori
Che si girano per un secondo
Uno specchio che si invecchia
Mentre raschiano i sogni e il mento
Per ricominciar le strade
E li coglie di fianco il vento
E spalle strette vanno
Nelle vie echi di luce come di candela
Camicie silenziose nel mattino
Che si spacca in due come una mela
Ombre di donne pigre
S’aggiustano le calze e baciano rossetti
Si affrettano alla vita inseguite
Da un mare di capelli e di tetti.
C. Baglioni, Un nuovo giorno o un giorno nuovo
Nota di Marilena Lucente;
Mi piace quando una canzone entra ed esce dalle stanze alle strade, raccoglie immagini di uomini e donne al mattino – si accendono rumori e notizie fresche della radio – e ci racconta “tutti quanti a risalire dal fondo e andare avanti come se iniziasse il mondo”.
È uno specchio il mattino, un meraviglioso racconto di tutti e di ciascuno.
bentornato
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L’urgenza della pace.

febbraio 28, 2022

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– Poesie –

 

Mai ho sentito intorno a me tanta urgenza di poesia. Ovunque io vada c’è un ascolto di vertigine, come se insieme camminassimo pericolosamente su un filo, tenendo strette fra le mani le nostre vite. C’è una fame di parole dense, che dicano ciò di cui più ci importa. E ciò di cui davvero ci importa non è cambiato nei secoli, è sempre l’amore, è il dolore, è il mistero indicibile, i nostri bambini, la morte, i fiori, le nuvole, ciò che non muta in questo universo singolare.

M. Gualtieri
Nota di Marilena Lucente: L’urgenza delle parole, l’urgenza della pace.
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