Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa

agosto 26, 2022

Poesie

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– Poesie –

 

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito
parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska, Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte
Nota di Marilena Lucente:
L’ho tagliata un po’, questa poesia che è anche un atto di ribellione, ribellione gentile e leggera, necessaria a rivendicare il diritto a essere vicini a sé stessi, sbagliando, rifiutando le imposizioni di chi ci giudica giusti o sbagliati a seconda delle cose che facciamo e pensiamo. Scusa è una parola meravigliosa e fondamentale, come la sua gemella eterozigota “grazie”.
Ma solo se usata con sincerità. Invece sembra che dobbiamo scusarci se siamo felici, dobbiamo giustificarci sempre – ed è proprio vero il contrario: “so che finché vivo niente mi giustifica”.
Non una lode all’egoismo o all’indifferenza, ma un invito alla consapevolezza che alle domande della nostra vita complicata e contraddittoria non si può rispondere con l’assolutismo delle risposte, spesso preconfezionate.

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