Corsi a vedere il colore del vento

dicembre 24, 2016

Canzoni

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– Canzoni –

 

gesùNel Grembo umido, scuro del tempio,
l’ombra era fredda, gonfia d’incenso;
l’angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d’improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese – Conosci l’estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all’ulivo si abbraccia la vite.

Nota di Marilena Lucente: Che momento fortissimo, quello della natività. Mi piace rileggere, riascoltare e rileggere, le parole di De Andre. La sua Maria ragazzina che deve raccontare a Giuseppe la sua storia, la sua gravidanza, l’incontro con l’angelo, le parole di lui, incomprensibili. “Parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre”.E quel volo, sopra le case. Bisogna immaginarseli, Maria e l’angelo che si tengono per mano nel cielo. E’ un sogno, è solo un sogno. La realtà fa presto ad arrivare.

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l’angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d’un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.

Nota di Marilena Lucente: Maria da sola non sa volare. Il suo braccio, era nudo di solitudine. L’angelo è andato via, diventato cometa. Sono rimasti i sacerdoti, le loro ombre lunghe. Maria piange. Adesso chi gli crederà? E Giuseppe, come potrà accettare questa realtà che ha il peso del sogno?
Giuseppe, lo abbiamo visto in tutti i presepi di questi giorni, Giuseppe capisce, Giuseppe le crede. Se non avessi paura di scriverlo, direi: Giuseppe la ama.
Giuseppe la accarezza, scrive De Andrè. In quel modo speciale in cui si accarezza quando si hanno tanti anni, quando le mani si riempiono di esperienza e sapienza.

E tu, piano, posasti le dita
all’orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte

F. De Andrè, Il sogno di Maria

Nota di Marilena Lucente: Correva l’anno 1970. Faber aveva scritto quasi tutti i testi de La buona novella l’anno prima. Nel cuore di un’Italia in tumulto, sceglie di raccontare questa storia antichissima, la nascita e la vita di Gesù. La legge e la rielabora da tutti i vangeli apocrifi, scrive e mette in musica. Vuole che si guardi l’uomo, solo l’uomo, la donna, la ragazzina, il vecchio, il bambino, la paura che fa la vita, quando diventa troppo più grande di noi.

 

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