Tulipani

aprile 2, 2017

Canzoni

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– Canzoni –

 

Ma splendido fu il tempo
necessario, lento, violento


“Non occorre parlare. Certi silenzi soffiano come il vento”. Qualche volta può bastare il silenzio per raccogliere l’aria di una città che sembra sospendersi, all’improvviso incredula in un pomeriggio che assomiglia all’estate e diventa di colpo triste. Fausto Mesolella ci dice addio “nel tempo in cui si apre un tulipano”. Le ore successive passano scambiandosi ricordi come per distribuirsi il dolore, farne un po’ per uno, momenti che risalgono a pochi giorni prima, un’ultima volta, un episodio, una battuta, pezzi di vita passata, giù giù sino all’infanzia. E poi La Storia, quella della chitarra rubata, che raccontava lui, che adesso raccontano gli altri ed è l’unica che riesce a strappare un sorriso.
“Era all’inizio un piccolo cuore che linfa e destino premeva a fiorire”. A leggerle dopo, le sue canzoni sono piene di cuori che hanno da qualche parte una specie di dolore. Come la musica, che lui prendeva da lontano e portava lontano. Chiunque l’ha sentito suonare lo sa. Invece lui restava. Lo diceva e lo ridiceva. Restava a Caserta, come chi la sceglie ogni giorno. Senza orgoglio, una necessità, una verità basica.

Le radici, parole sue, sono importanti. Le radici, e poi le ramificazioni, le strade, gli angoli, le piazze, le vie dei locali, che adesso sono già un po’ più sue. Poche ore dopo, tanti presi dal bisogno di non perdere quello che ci ha lasciato, quel pezzo di storia così importante per la città. Erano anni picareschi, poveri, pieni di voglia di fare, di esserci, di non farsi spaventare da una città di provincia di cui potevi dire solo: qui non c’è niente. Anni in cui non c’era veramente niente ma le cose si facevano, c’era il vuoto e lui, insieme ad altri artisti, non si faceva immobilizzare, si dava da fare per riempirlo.

Anche a questo servono i ricordi di un uomo dal sorriso sghembo e gentile: a indicare un percorso, lui avrebbe fatto appena un cenno con la sua smisurata modestia. Una targa, un auditorium di una scuola, il nome di una via, di una piazza. Non ci avrebbe creduto. Sono così importanti i ricordi in una comunità. Diventano testimonianza,coesione, forza (soprattutto quando si tengono lontani dalle celebrazioni e dalla retorica).

“Ma splendido fu il tempo
Necessario, lento, violento
Per me forse l’ultimo,
per te il primo
Il primo del tuo nuovo giardino”.
Sono le parole di Tulipani, resta la sua musica, le note nell’aria, nelle nostre case, in una terra che stava provando a suonare sino a farla fiorire.

Marilena Lucente

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ph Alfredo Buonanno

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