Tony Laudadio

aprile 5, 2018

Artisti Casertani

TONY LAUDADIO (Casertano doc) Attore, Autore, Musicista, Scrittore

tony

 

BIOGRAFIA AUTOGRAFA

(link Official Website di Tony Laudadio: http://www.tonylaudadio.it/autobiografia_1.html )

Tra teatro e tutto il resto

Sono nato l’11 maggio del 1970 a La Spezia, ma ho vissuto a Caserta fin dal ’71. Terzo di quattro figli maschi, ho passato la mia infanzia nell’Oratorio dei Salesiani di fronte al quale abitavamo. Lì ho imparato a giocare a basket, a calcio, a pallavolo, a ping pong, e anche a recitare, a suonare, a cantare e a servire messa.

Non la si deve prendere come la prova di una vocazione molto precoce della mia volontà di stare sul palcoscenico, ma dovendo essere precisi il primo ruolo teatrale da me interpretato, in assoluto nella mia vita, è stato il nano Dotto, nella messinscena fatta, appunto, al teatro dell’Oratorio di Biancaneve e i sette nani. Avevo 9 anni. C’è da aggiungere, senza modestia, che tra i sette nani ero decisamente il migliore, gli altri nani non se ne abbiano a male.

Poi l’istinto esibizionista si spostò sulla musica: a 12 anni cominciai a studiare il flauto traverso (all’epoca in quello stesso oratorio, si formò la mia prima band, con un dodicenne che cominciava allora a suonare la chitarra, il mio amico di sempre, il grande Ferruccio Spinetti. A 17 anni, avendoci preso gusto, passammo io al sassofono e lui al contrabbasso, con il quale Ferruccio, successivamente, ha toccato i vertici della musica italiana e internazionale). Ero convinto, da adolescente, che quella, la musica, sarebbe stata la mia professione. Il teatro lo coltivavo, certo, ma più come un mio divertimento che come un investimento per il futuro.

Alla fine del 1989 però, insieme all’altro mio amico storico – anch’egli conosciuto negli stessi anni all’Oratorio – Enrico Ianniello, provammo a fare il provino per l’ammissione alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman. Non è che avessimo particolari speranze, era più il gusto di provare l’esperienza, e invece dopo tre audizioni e una selezione tra qualcosa come 400 candidati, fummo ammessi ai corsi a Firenze. Questo evento è il vero punto di non ritorno verso il mestiere del teatro. I corsi durarono due anni, l’estate del 1991 eravamo diplomati, con alle spalle una solida formazione, si fa per dire, e tante speranze.

Per inciso risalgono a questi anni anche i miei primi racconti scritti, i primi esperimenti narrativi: piccole invenzioni, pezzi brevi letti solo dai miei amici intimi e qualche ragazza su cui speravo, inutilmente, di fare colpo. Mai più ritrovati, tra l’altro.

All’inizio del 1992 ebbi il mio primo contratto da attore professionista: Federico Tiezzi e Sandro Lombardi mettevano in scena, con la produzione del Teatro di Roma e la presenza di Arnoldo Foà, l’Adelchi di Manzoni. Una bella tournéé e i primi soldini. Quella stessa estate Foà metteva in scena La Pace di Aristofane e siccome aveva bisogno di un attore che sapesse anche suonare il flauto, fui preso senza neanche il provino. Debuttammo al Teatro Olimpico di Vicenza, luogo meraviglioso.

Dopo queste prime esperienze da professionista, con Enrico ci ritrovammo nel desiderio di fondare una nostra compagnia teatrale e cercare di proporre una nostra idea di teatro. In questa idea era imprescindibile il lavoro sul territorio e fu quindi naturale tornare a Caserta. Nacque Ricerche d’Equilibri (all’epoca associazione culturale, poi trasformata in ONOREVOLE TEATRO CASERTANO, società cooperativa). Era l’estate del 1992 quando cominciammo a darci da fare, radunando attorno a noi un gruppo di giovani volenterosi con i quali mettere in scena il nostro primo lavoro, rigorosamente autoprodotto. Per non sbagliare partimmo da uno dei testi più difficili del teatro del ‘900: Vita di Galileo di Bertolt Brecht. L’anno dopo mettemmo in scena una nostra opera ispirata al Quinto Evangelio di Mario Pomilio e a seguire tanti altri piccoli esperimenti, messe in scena nei luoghi più insoliti, sfruttando da una parte l’assoluta mancanza di spazi teatrali nella città e dall’altra le enormi possibilità che un luogo così scarsamente servito può riservare a chi ci si applica. La prima edizione del nostro festival teatrale IL NUOVO ASPETTO risale all’estate del ’93 e già in quell’occasione fummo in grado di ospitare, tra gli altri, Toni Servillo, Licia Maglietta e Andrea Renzi.

Gli anni successivi della nostra attività autonoma hanno visto la nascita di spettacoli come, per citarne solo alcuni, Fortezza Bastiani tratto da Dino Buzzati (’94), Sconosciuti e Lontani-la farsaccia (1996) scritto da noi (testo che successivamente avrebbe vinto il Premio Troisi come miglior scrittura comica), Celine-Rutti di gioia (2000) e (nel 2003) Gracias a la vida scritto e diretto da me anche stavolta con Enrico Ianniello, testo vincitore Premio Girulà.

Torniamo indietro, alla fine del ’93. Proprio con Toni Servillo comincia in quell’anno una collaborazione che mi avrebbe portato a partecipare, nei successivi dodici anni, praticamente a tutte le sue regie: il primo impegno fu Zingari di Raffaele Viviani, poi nel ’95 Misantropo di Moliere, nel ’98 False Confidenze di Marivaux (prima edizione), nel 2000 Tartufo di nuovo di Moliere e infine Sabato, Domenica e Lunedì di Eduardo De Filippo. Di sicuro a questo lungo periodo di lavoro con Toni Servillo posso attribuire la mia vera formazione professionale, con l’esperienza sul campo, con la cosiddetta gavetta e con la presenza, in compagnia, oltre che dello stesso Servillo, di grandi attori e compagni di palcoscenico da cui molto ho potuto apprendere.

In questi anni però, nonostante gli impegni elencati, l’attività autonoma o quanto meno indipendente ha continuato a produrre esperienze e spettacoli di grande rilievo personale e credo anche di un qualche interesse pubblico. Nasce infatti nel 1997 una collaborazione per me veramente centrale: quella con Andrea Renzi. Ci confrontammo, in quell’anno, col grande testo di Tom Stoppard Rosencrantz e Guildenstern sono morti, prima in forma di studio al Festival Benevento Città Spettacolo e poi in forma definitiva l’anno successivo. Lo spettacolo ebbe un notevole esito, sopratutto al Teatro Valle di Roma nell’ambito del Maggio cercando i teatri. A quello spettacolo, sempre con Andrea Renzi e Enrico Ianniello, ne sarebbero seguiti altri, tutti legati alla drammaturgia contemporanea e in diversi casi al patrimonio culturale italiano: Santa Maria d’America, scritto dallo stesso trio, Pinocchio tratto da Collodi, Magic People Show tratto da Giuseppe Montesano e ultimo in ordine cronologico (2009) Tradimenti di Harold Pinter, con Nicoletta Braschi.

Con Nicoletta avevamo cominciato a collaborare già nel 2007, con lo spettacolo Metodo Gronholm, di Jordi Galceran regia di Cristina Pezzoli. L’intesa che si era creata allora, ci aveva spinto a cercare un nuovo progetto attorno a cui riunirci e sul quale confluì in modo naturale la regia di Andrea Renzi, appunto in Tradimenti. Questo filone di spettacoli con Nicoletta Braschi (Tradimenti ha avuto quasi quattro anni di riprese), ha avuto un’ultima concretizzazione con la messinscena (ottobre 2012) di Interno 3, scritto da tre autori diversi (Antonella Anedda, Massimiliano Virgilio, Igor Esposito) e messo in scena a Roma con la regia di Francesco Saponaro.

Anche i lavori con Francesco Saponaro sono per me fondamentali: risale al 2001 il nostro primo incontro professionale, su un testo di Vaclav Havel La Firma, poi ci fu A causa mia – sulla vicenda dell’accusa di plagio a Eduardo Scarpetta da parte di D’Annunzioe, nel 2009 venne un mio monologo, per la sua regia: Shostakovic – il folle santo, sulla vita del grande compositore russo che debuttò a Benevento Città Spettacolo. Per finire con il già citato Interno 3.

Altro filone di spettacoli sviluppato dal 2009 in poi sono quelli in lingua spagnola, ovvero recitati da me in castigliano. Il già citato Magic People Show, messo in scena a Madrid al Teatro Maria Guerrero con la presenza di Pau Mirò come attore al posto di Andrea Renzi, ma soprattutto Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo, nel ruolo del protagonista, per la regia di Oriol Broggi, leader del gruppo LaPerla29 di Barcellona e prodotto dal festival GREC e dal Centro Dramatico Nacional di Madrid. Esperienza fantastica sia per il personaggio in sé, sia per la bella compagnia catalana con la quale mi sono trovato a lavorare, e infine per il fatto stesso di recitare in lingua spagnola un testo di così straordinaria importanza.

Con lo spettacolo più recente (Dicembre 2012) Jucature, testo di Pau Mirò, tradotto e diretto da Enrico Ianniello, si sono uniti il versante delle produzioni in qualche modo legate alla Spagna e il lavoro di ricerca sulla drammaturgia contemporanea, perseguito negli anni con il gruppo storico.

Potrà sembrare che con tutto questo, io non abbia avuto il tempo di fare altro, e in effetti questi elencati finora sono i lavori che maggiormente mi hanno tenuto impegnato negli ultimi vent’anni. Ma c’è da aggiungere un bel pò di altro per rendere quasi completa questa semiseria autobiografia.

Ci sono altri spettacoli che hanno avuto magari meno successo – o forse solo minor visibilità – ma ai quali sono ugualmente affezionato. Voglio citarne qualcuno in ordine sparso: Cronache da un tempo isterico, scritto e diretto da Armando Pirozzi, con Giovanna Giuliani; Italoamericana, di Francesco Durante per la regia di Davide Livermore; Light, regia e drammaturgia di Pau Mirò, con Luis Soler; Quatte sorde, concerto/spettacolo, nostra interpretazione in napoletano delle canzoni dell’opera da tre soldi di Brecht/Weil, orchestrata da Federico Odling; Tosca, mediometraggio girato ad Amburgo per la regia di Andreas Bode tratta dall’opera di Puccini, cantata da me in presa diretta nel ruolo di Scarpia.

Inoltre sarà il caso almeno di accennare alle mie partecipazioni a produzioni cinematografiche. Le più importanti sono di sicuro quelle con Nanni Moretti in Habemus papam, il ruolo di Gravinio in Mozzarella stories di Eduardo De Angelis e per la televisione il ruolo di San Pietro nel film per la RAI Maria di Nazareth. Inoltre ero presente, in misura diversa, in film di altri grandi registi: nel primo di Paolo Sorrentino L’uomo in più, con Marci Risi in Fortapasc, con Pasquale Scimeca in Vita di Giosuè l’ebreo, e con Fabrizio Bentivoglio in Lascia perdere, Johnny.

Ultimo capitolo, in ordine cronologico, l’attività di scrittore: oltre ai testi teatrali che ho già citato, nel corso degli anni ho coltivato una passione ininterrotta per la scrittura, e ora è diventata un impegno costante. La prima pubblicazione è avvenuta nel 2009 per le Edizioni Spartaco con il titolo Teatro Fuorilegge e contiene tre miei testi teatrali: La gabbia, messo in scena dal TeatroCivico14 di Caserta nell’ambito del Fringe Festival di Napoli, Infanzia di un socialista monologo messo in scena da me nel 2006 al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, e L’appostamento, ancora non rappresentato. Esiste un mio racconto nel libro collettivo VicolodellaRatta 14, per lo stesso TeatroCivico14. La svolta fondamentale per la mia attività di scrittura è stato l’incontro con Silvia Meucci, mia agente letteraria, che mi ha gradualmente accompagnato dalla drammaturgia alla forma narrata, intuendo un mio potenziale che io stesso non sapevo di avere. Devo soprattutto a lei la pubblicazione del mio primo romanzo: si chiama ESCO e uscirà ad aprile 2013 per l’Editore Bompiani.

Per chiudere come ho cominciato: l’attività di musicista mi ha sempre accompagnato in tutti questi anni. Ho realizzato due album con il mio gruppo, i Calebasse, di cui ho scritto molte canzoni e interpretato come cantante e sassofonista e chitarrista. (In questo sito, da qualche parte, ce n’è un esempio).

E questo è tutto (quasi).

tony ed Enrico

 Il suo rapporto con Enrico Ianniello
«Conosco Enrico dai tempi della scuola (“Francesco Giordani” di Caserta). Abbiamo cominciato insieme a studiare e a fare teatro. Insieme abbiamo fondato la compagnia Onorevole Teatro Casertano, messo in scena decine di spettacoli, e spesso siamo stati fianco a fianco con Toni Servillo o altri artisti di Teatri Uniti. Recentemente siamo tornati a lavorare assieme in Jucature, l’adattamento che Enrico ha fatto di uno spettacolo di Pau Mirò. Ma era da un po’ che non ci ritrovavamo, come ai vecchi tempi, soltanto noi due sulla scena».

Con il commissario Montalbano

tonyMontalbano

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Il suo  romanzo “Preludio a un bacio”

preludio《La parola è la sorella stronza della musica. È invidiosa, perfida, ti convince a fidarti di lei mentre parli, e dopo ti accorgi di aver fatto un disastro. Anziché aiutarti a costruire ponti, si affanna a distruggerli.》

《Però con la musica, e qui sta il punto, non si può mentire neanche volendo, neanche provandoci con tutte le forze : la musica non mente mai. Quando suoni riveli sempre quello che sei, la tua misura d’uomo oltre che di musicista. Al contrario la parola è sempre un artificio. Non svela ma nasconde, distorce o comunque tradisce ciò che vorrebbe comunicare. È un intralcio più che un aiuto, un abisso di distanza e inadeguatezza: la parola sta al pensiero come una candela a un fulmine, una passeggiata ai viaggi interstellare, una giostra a un terremoto.》

《 Del resto, cos’altro puoi fare della giovinezza, se non dissiparla? È l’unica risorsa dell’esistenza che non si può conservare in attesa dei tempi migliori. 》

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