Restano tra le dita, i fiori, i rimpianti, le domande

maggio 10, 2018

Canzoni

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– Canzoni –

 

Ricordi sbocciavano le viole
con le nostre parole:
“non ci lasceremo mai,
mai e poi mai”
Vorrei dirti, ora, le stesse cose
ma come fan presto, amore,
ad appassire le rose
così per noi.
L’amore che strappa i capelli
é perduto ormai.
Non resta che qualche svogliata carezza
e un po’ di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti
al sole di un aprile
ormai lontano li rimpiangerai.
Ma sarà la prima
che incontri per strada,
che tu coprirai d’oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo
E sarà la prima che incontri per strada,
che tu coprirai d’oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.

F. De Andrè, La canzone dell’amore perduto

Nota di Marilena Lucente: L’amore è una rosa, qui, per Fabrizio De Andrè. Bisogna guardarle e leggerle tutte, queste rose, adesso che è maggio. L’amore si misura con il tempo – quello che ho passato con te, quello che ho vissuto senza di te – e nel tempo. In questo testo, 1966, cantato da lui, ma forse sta dando voce ad una donna, si racconta di un amore “perduto”, proprio attraverso i fiori. Dallo sbocciare delle viole allo splendore delle rose, sino a quando aprile è diventato lontano. Lontano: c’è tutto in questo aggettivo che fa scivolare la dimensione temporale nello spazio. Anche il linguaggio sfiorisce, si sgualcisce: mai, mai e poi mai diventa oramai. Come i gesti: l’amore che strappa i capelli si trasforma in svogliata carezza. Restano tra le dita, i fiori, i rimpianti, le domande. Resta negli occhi lo sguardo sul futuro, uno sguardo che fa male. Perchè quel futuro non è e non potrà più essere il tuo.


rose

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