Io qui non vengo a risolvere nulla

luglio 23, 2017

Poesie

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– Poesie –

 

odeSia pace per le aurore che verranno
Pace per il ponte, pace per il vino,
Pace per le parole che mi frugano più dentro
E che dal mio sangue risalgono
Legando terra e amori
Con l’antico canto;
E sia pace per la città all’alba
Quando si sveglia il pane.

Pace per il fornaio e i suoi amori,
Pace per la farina,
Pace per tutto il grano che deve nascere.

Nessuno pensi a me.

Pensiamo a tutta la terra, battendo
Dolcemente le nocche sulla tavola.

Io non voglio che il sangue
Torni a inzuppare il pane,
I legumi, la musica: ed io
Voglio che
Vengano con me
La ragazza, il minatore,
L’avvocato, il marinaio,
Il fabbricante di bambole e che
Entrino
Con me in un cinema e che escano a bere
Con me il vino più rosso.

Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
E farti cantare con me.

P. Neruda, Ode alla pace

Nota di Marilena Lucente: La poesia è sempre, per Neruda, esperienza di pace. Non può molto, se non cercare e cantare la bellezza mentre nel mondo infuria la follia della guerra. Come sempre nelle Odi, Neruda parte da un oggetto concreto – qui il pane – e lo racconta. Il pane che si sveglia all’alba, come un uomo, come un bambino. Sia pace al pane appena sveglio e al fornaio, e giù, ancora in fondo, sino a salutare il grano che deve nascere. Questa è la poesia: raccogliere i piccoli dettagli della semplice vita. E scoprirla immensa. Nel pane, nel chicco di grano. Ma c’è la guerra. Neruda scrive lontano dal suo paese, dalle sue radici. Il sangue che insanguina il pane. Chi può volere tutto questo? Chi permette che accada? Il mondo ha bisogno di altro, il mondo ha sete di altro. Come quel vino più rosso che si vorrebbe bere tutti insieme all’uscita del cinema.

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